TERAMO – Una grande torre scenica che di notte si illumina come una lanterna, destinata a modificare significativamente lo skyline della città: è uno dei fulcri dell’idea progettuale vincitrice del concorso bandito dall’Università di Teramo per la cittadella della cultura, nell’ex manicomio. Quanto approvato ieri mattina dagli esperti della commissione giudicatrice riunita al Campus di UniTe, e che ha distaccato notevolmente gli altri quattro progetti in concorso, viene definito da Luciano D’Amico, il mentore di questa riqualificazione urbana, «meraviglioso». Sarà per quell’aula magna o teatro da 500 posti sotterranea, cui in superficie, a specchio, corrisponde un anfiteatro di altrettanta capienza, sovrastato dalla torre e intersecato sul livello stradale da un lama d’acqua, di sicuro questa soluzione realizzativa sposa in pieno le direttive del concorso e si affida al recupero completo del concetto di spazio aperto verso la città della cittadella. «E’ un progetto che io definisco coraggioso – ha spiegato il rettore emerito D’Amico -. Verrà abbattuto il muro di reclusione del Novecento e verrà recuperata l’intera rete stradale interna alla città che allora fu interrotta con la sua costruzione».
E’ destinato dunque ad essere rivoluzionato in maniera diffusa il fronte dell’ex manicomio, quando verrà messa in pratica l’idea progettuale approvata, che porta la significativa firma di un gruppo di architettura prestigioso quale lo studio Desideri. Essa prevede l’abbattimento del novecentesco padiglione Cerulli per lasciare spazio al recuperi dei grandi spazi interni, con il rispetto delle parti vincolate e di pregio storico, che equivalgono all’80 per cento dell’area. Oltre ai due teatri che si specchiano, uno sotto all’altro, e alla torre scenica la chiesa di Sant’Antonio Abate ospiterà un capiente auditorium. Il progetto ha colpito la commissione giudicatrice (presieduta da Annamaria Giovenale, preside della Facoltà di Architettura della Sapienza Università di Roma, e composta da Enzo Siviero Magnifico Rettore dell’Università eCampus e già ordinario dello IUAV di Venezia, Paolo Fusero direttore del Dipartimento di Architettura dell’Università di Chieti-Pescara, Claudio Varagnoli docente di Restauro sempre dell’Università di Chieti-Pescara e Antonello Salvatori docente di Tecnica delle costruzioni dell’Università dell’Aquila), per la sua forza di restituire alla città due spazi interni nascosti e di pregio, come le corti dei Tranquilli e delle Recluse. «Sono nuovi inserti – dice D’Amico – che nel rispetto dell’esistente riescono a valorizzare un complesso straordinario e riescono a trasformarlo in un centro culturale di rilievo regionale e finanche nazionale. Una grande scommessa – ha aggiunto il rettore emerito – che permette alla città di riappropriarsi di un cuore pulsante e consente un’apertura della città e una proiezione sul territorio e che ne ridefinisce una immagine sia architettonicamente sia in termini funzionali». Il progetto di riqualificazione, che fonda le basi di un finanziamento di 30 milioni di euro del Masterplan, parte dalla corte dei Tranquilli, la zona archeologicamente più pregiata della città, dove le famiglie senatoriali che si trasferirono a Teramo dopo la sconfitta di Pompeo, realizzarono delle domus con delle pavimentazioni musive di una fattura straordinaria. L’obiettivo è riportarle alla luce tutte, partendo dal II secolo avanti Cristo fino al IV secolo dopo Cristo, come area romana. Il blocco del Convento di Sant’Antonio è un complesso che insiste sulle mura medievali della città, verso la chiesa di Sant’Antonio di stile barocco e pian piano fino ai blocchi dell’800: i primi padiglioni Cerulli, sono vincolati e da restaurare, sui secondi c’è la contrattazione con la Sovrintendenza ma dovrebbero essere demoliti per far spazio a teatro e torre scenica.